
Il Piccolo Rifugio di Verona saluta don Mario Urbani
13 Settembre 2009Il ricettario del Piccolo Rifugio di San Dona’ – edizione 2009
13 Settembre 2009Frida Gregorin racconta speranze e fatiche di Reps

Frida Gregorin
Sta trascorrendo un periodo di riposo in Italia, nella sua Trieste presso la sorella, la Volontaria della Carità Frida Gregorin, che opera in Albania, nella regione montuosa della Mirdita.
Quella trascorsa, del resto, è stata un’estate particolarmente probante. “Siamo arrivati ai 42 gradi- si lamenta Frida-, l’estate più calda che io abbia vissuto lì. Di giorno si poteva solo stare chiusi in casa e io non avevo il ventilatore. L’acqua corrente arrivava solo due volte al giorno per mezz’ora”.
Era di sera, quindi, che gli uomini si recavano a lavorare, a ritmi forzati, nel grande cantiere, in mano a imprese turche, dell’autostrada che passa a poca distanza e che ha offerto un’opportunità di occupazione. Destinata però presto a svanire: l’autostrada è in via di completamento, i primi lavoratori albanesi sono già stati licenziati, racconta Frida. Una pessima prospettiva: meno lavoro, meno entrate, meno speranze di altra occupazione. Basteranno i risparmi accumulati o sono già stati spesi?
Tanti di Reps sono emigrati, ad esempio in Grecia. “I giovani che avevo preparato con una formazione alla fede emigrano, e così bisogna sempre ricominciare da capo”, dice Frida, che però ha un motivo di soddisfazione: “quando tornano a casa a Reps questi emigranti vengono a cercarmi e mi raccontano della nostalgia di quando ci trovavamo a pregare insieme, e dei loro sforzi per continuare a cercare di vivere da cristiani”, malgrado la difficile e faticosa situazione che spesso vivono anche nel paese in cui si sono trasferiti.
Prima di partire per l’Italia, Frida ha avuto occasione di incontrare il vescovo della diocesi di Rrheshen Cristoforo Palmieri, che l’ha incoraggiata ed invitata alla pazienza, anche quando, come spesso accade, i risultati dell’impegno pastorale non sono subito visibili. Ma i piccoli segni ci sono: come gli emigrati in Grecia ma anche come la coppia che ad agosto Frida ha preparato al matrimonio cristiano.
A metà ottobre, al ritorno a Reps, Frida ricomincerà la catechesi, per formare bambini e ragazzi, cristiani albanesi di domani. E continuerà per lei, anche se un poco attenuato, il disagio della sistemazione provvisoria, dopo aver perso la scorsa primavera tutto quello che possedeva in un incendio. Possiamo però registrare con gioia che dopo averne letto notizia su www.piccolorifugio.it o su L’Amore Vince alcune persone generose hanno inviato offerte, fatte col cuore prima che col portafoglio, a sostegno di Frida. A tutti va il nostro ringraziamento.
Frida Gregorin racconta le soddisfazioni dell’evangelizzazione a Reps
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FRIDA, UN PUNTO DI RIFERIMENTO
Un punto di riferimento per la comunità. In una situazione ancora difficile per l’evangelizzazione.
Questa è l’Albania in cui opera la Volontaria della Carità Frida: Reps (qui) e Shpal, paesi isolati in mezzo alle montagne del nord dell’Albania, in particolare.
Tratti e spunti della missione in Albania è venuto a raccontarceli don Giovanni Kokona (nella foto sotto con Frida e il vescovo), un giovane sacerdote albanese, incardinato però nella diocesi di Pordenone, che dal 2001 segue le parrocchie in cui opera Frida, in tandem con un altro sacerdote albanese. Con la nostra Volontaria lavorano in collaborazione, anche perché i sacerdoti hanno responsabilità di molte parrocchie, quindi la loro presenza non può essere costante.
Tra povertà materiale e povertà spirituale
“Già la semplice presenza di Frida è una forte testimonianza – spiega don Giovanni-. Lei è un punto di riferimento per tutta la comunità. E lei vive davvero in povertà”, al pari della popolazione locale.
In cui pero’ alla povertà materiale spesso qui si accompagna la povertà spirituale.
“Frida si scontra quotidianamente con una certa aridità, e lei cerca di risvegliare i cuori. Più che rifiutare la proposta evangelica, accade che restino indifferenti. Eppure è un paese di lontana tradizione cristiana. Ma dopo gli anni Novanta non hanno avuto la possibilità di una presenza continua di sacerdoti; solo presenze episodiche di congregazione”. Almeno finché non è arrivata Frida. E don Giovanni.
“Grazie Frida per la catechesi”
L’impegno principale di Frida è nella catechesi. Un impegno che ha trovato ricompensa e soddisfazione lo scorso 22 giugno quando il vescovo della diocesi di Rreshen (qui) è arrivato a Reps per amministrare i sacramenti, dalla cresima per molti giovani al battesimo per un’intera famiglia, nel corso di una messa nella piccola chiesetta. Che grazie all’impegno, e anche alle spese, di Frida sta diventando più accogliente e più attrezzata, dall’ambone alle sedie. Alla visita del vescovo si riferiscono le foto che vedete qui sotto. Compresa quella della torta con la grande scritta “Grazie Frida” consegnata alla fine della messa.
Un “grazie” ancora più significativo se si considera, come ci spiega don Giovanni, che “Frida- continua il racconto di don Giovanni – si sforza perché i sacramenti siano ricevuti con coscienza; ma dopo la caduta del comunismo, negli anni Novanta, sono stati amministrati battesimi di massa, senza preparazione, e chi ha vissuto quell’esperienza ora a volte contesta le nuove più esigenti richieste”.
Altri risultati si vedono in piccoli segni quotidiani.”Frida si occupa anche di stare vicina alle persone sofferenti nei loro ultimi giorni; le famiglie apprezzano questi gesti e cominciano a venire a chiamarla in queste circostanze, perché venga, ad esempio, a pregare il rosario”.
Ricominciare da capo
Un’ulteriore difficoltà all’evangelizzazione è dovuto all’emigrazione e allo spopolamento: malgrado il cantiere dell’autostrada da Durazzo al Kosovo sia a poca distanza, ed abbia portato con sé qualche opportunità di lavoro, ancora oggi la gran parte dei giovani lascia i villaggi, specialmente quelli più isolati, per studiare, quando si sposa, o semplicemente per costruirsi un futuro migliore. Solo che così chi ha completato la sua formazione cristiana non porta più la sua testimonianza, nè può collaborare per la catechesi. E Frida si trova a dover ricominciare da capo nel suo lavoro con la comunità.
Martiri d’Albania
Abbiamo incontrato don Giovanni al Piccolo Rifugio di San Donà. Era in Italia per raccolta e studio di documentazione per la causa di beatificazione dei “Martiri d’Albania”, di cui si sta compiendo il processo nella sua fase diocesana, presso la diocesi della città albanese di Scutari. Si tratta di vescovi, sacerdoti e laici – padri di famiglia, professori di scuola, uccisi in ragione della loro fede cristiana durante il regime comunista. Tra loro il gesuita italiano padre Giovanni Fausti.