
Volontarie della Carità – Esercizi spirituali 2011
7 Luglio 2011
Ezio,amico del Piccolo Rifugio di Ferentino
27 Luglio 2011San Donà – “Chi è il mio prossimo”, volontari al Piccolo Rifugio

Sono 20 i giovani di gruppi scout o di Azione Cattolica che hanno prestato servizio al Piccolo Rifugio di San Donà nei dieci anni di esperienza di “Chi è il mio prossimo”, il progetto di educazione e di pratica del servizio proposto dalla Caritas di Treviso.
Di questi 20, nell’anno scolastico appena concluso in 7 hanno condiviso le loro giornate con noi: Mara Paneghel ed Aurora Bellinaso (nella foto piccola), Giulia Marcuzzo, Emiliano Roccomani e Federico Fortunato presso la comunità residenziale, Beatrice Belluzzi e Francesca Pavan al centro diurno.
A ciascuno sono stati proposti servizi pratici diversi, affiancando gli ospiti.
“Ma il fondamento – spiega Federico Mucelli, referente di ‘Chi è il mio prossimo’ per il vicariato di San Donà – rimane la relazione vivificante con l’ospite. Questa è la linea del progetto, che incontra anche le linee pedagogiche del Piccolo Rifugio.
Ogni anno, prima di cominciare il servizio incontriamo i vari giovani e con l’aiuto di coordinatrice ed educatrici cerchiamo di delineare quale sarà il loro ruolo, quali gli atteggiamenti più favorevoli alla relazione, quali i possibili dubbi che emergono da un giovane che per la prima volta si trova ad incontrare il vario e complesso mondo della disabilità.
Durante il servizio i ragazzi non vengono lasciati soli: oltre agli educatori della struttura, un’èquipe territoriale composta da me, Mauro Spadotto capo scout e Angela Biasi, educatrice, incontra i giovani volontari, dando la possibilità di una formazione in itinere e di una verifica costante”.
Cosa lascia ai giovani l’esperienza di ‘Chi è il mio prossimo’?
“Quest’anno – racconta Mucelli – nell’incontro conclusivo del 20 maggio, i giovani hanno comunicato, anche con una forte emozione, l’importanza che ricopre questa esperienza nella loro vita in crescita.
Dover fare esperienza del limite li ha messi a contatto con i loro limiti personali
Sentire che persone li aspettano ogni settimana per poter condividere un paio d’ore, ha permesso loro di riflettere su come gestiscono il tempo. E su come si sta perdendo il gusto dell’incontro, e come molti incontri di massa (dallo spritz hour al social network) si connotino come momenti ad alto impatto emotivo, ma lascino poco o nulla sul piano dei valori, del contenuto.
Il saluto, un grazie, un contatto fisico sono modalità in fase di riscoperta: modalità che nel quotidiano si sono perse.
L’essere importante per qualcuno (e quel qualcuno non è un nickname ma ha un volto, un nome, una storia ben definita) ha permesso loro di pensare alla logica della responsabilità, dell’impegno, come conquista nel loro percorso di vita”.
Partecipare a “Chi è il mio prossimo” richiede un impegno di un pomeriggio alla settimana per ben due anni scolastici. Mara, Aurora e Francesca hanno completato con maggio 2011 il loro secondo anno (ma confidiamo che continuino a restare vicini al Piccolo Rifugio!) mentre aspettiamo anche l’anno prossimo al Piccolo Rifugio Giulia, Emiliano, Federico e Beatrice.
Che cos’è “Chi è il mio prossimo”?
“Il progetto – scrive Mucelli -, nato ormai 10 anni fa in seno alla Caritas Tarvisina (Diocesi di Treviso), cercava di dare continuità all’esperienza dell’obiezione di coscienza al servizio militare e del servizio civile, che nel tempo aveva raccolto più di 1000 ragazzi oltre a 150 ragazze dell’Anno di Volontariato Sociale. Persone che successivamente, avevano scelto, a vario titolo, di rimanere nell’ambito del sociale, del volontariato, del servizio verso gli ultimi.
Muovendo i passi da questa progettualità, ci siamo ben presto resi conto che c’era, in ambito giovanile, un grosso desiderio di sperimentare gesti di solidarietà , ma spesso mancavano le giuste proposte, gli spazi organizzati, la programmazione per queste accoglienze. Il progetto, anche in collaborazione con la pastorale giovanile diocesana, ha cercato di dare risposte a queste nuove ed importanti esigenze, delineando 2 obiettivi essenziali:
educare alla solidarietà i giovani,
fornire la possibilità di scelte di servizio quotidiano nei territori di provenienza”.