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7 Luglio 2011I piccoli passi dell’Albania di Frida Gregorin

Da sabato 28 a martedì 31 maggio 2011 le Volontarie della Carità Silvia Fazzari, presidente dell’Istituto secolare, Teresa D’Oria, vicepresidente, e Felicita Casti sono andate in Albania a visitare la Volontaria Frida Gregorin che da anni opera a Reps, nella regione settentrionale della Mirdita.
Ecco qui di seguito la riflessione scritta dopo il viaggio da Teresa.
Ritornare in Albania
Sono tornata in Albania dopo cinque anni (me ne sono accorta quando ho visto il timbro sul passaporto)… e, con mia grande sorpresa, già in aeroporto, mi son trovata in un ambiente totalmente diverso dall’ultima volta. Non nascondo che ancor di più ho provato gioia quando siamo entrati in autostrada (o superstrada) per andare a Reps: le strade, spesso sterrate, che si inerpicavano sulle montagne hanno ceduto il posto alla grande strada che porta al Kosovo. E, come si sa, “la strada” rivoluziona il corso della storia…
Ancora più sorpresa arrivando a Reps ed entrando nella nuova casa di Frida. L’ultima volta che eravamo state da lei l’avevamo vista “sistemata” nel prefabbricato poggiato sul terrazzo della chiesetta. Certamente era stata una soluzione migliore della precedente, quando era nei locali della sagrestia: Frida aveva la sua indipendenza, aveva una sua casa anche se sempre un po’ separata dalla gente…
C’è voluto l’incendio con la completa distruzione di tutto e il concorso di alcune circostanze per spingere Frida ad acquistare, in tutta fretta, un piccolo appartamento al secondo piano di una di quelle vecchie palazzine del tempo della dittatura, quasi di fronte alla chiesetta e con una vista stupenda: i monti, la valle, gli orticelli, qualche maialino e un po’ di capre.
Rimesso a nuovo il necessario per una dignitosa sistemazione, ora la casa di Frida è… la casa di tutti, il punto di riferimento per la gente che la sente una di loro, anzi l’esempio di una donna non più giovanissima che ha coraggio e resiste fedelmente agli impegni presi, la persona disposta ad ascoltare e a comprendere i problemi della vita di ognuno.
C’è, durante il giorno, un continuo andirivieni di donne e di bambini: ognuno ha da raccontare qualcosa, condividere pene, preoccupazioni per il domani, piccole gioie e conquiste. E ognuno ha da offrire qualcosa: un piatto di insalata, qualche pomodoro, un po’ di formaggio o yogurt di capra, perfino un piatto di fragole… sono il frutto del loro lavoro e il segno della gratitudine per questa presenza che ormai dura da nove anni. E i bambini… trovano sempre in casa di Frida un piatto di “makarona”al pomodoro, che vale molto più di qualsiasi altra leccornia.
Piccole cose, cambiamenti fatti a piccolissimi passi, gioie, difficoltà quotidiane, conquiste senza pretese di straordinarietà, ma tutto dice il valore di una presenza che condivide la vita di tutti, in nome di una presenza silenziosa che dà senso pieno all’apparente piccolezza dell’agire. Sono i segni semplici – pane e vino – che velano l’Eucaristia.
Teresa D’Oria